Rigenerazione un termine diffuso largamente dentro e fuori i salotti della politica e dai soliti circoli culturali.
S’avviluppa intorno ale lingue di esperti e meno esperti, fa ormai parte anche del linguaggio popolare.
Chi ora sta scrivendo con tanta imperfezione, tenta ogni giorno di trovare una denominazione perfetta per un post perfetto, e rigenerazione non è un termine perfetto. D’altronde questo non è un post perfetto.
Come quei post con gli affronti politici, negativi e distruttivi, indirizzati contro l’aspetto che la città ha assunto in questi ultimi tempi, un affronto gravoso all’intelligenza usata da tanti giovani professionisti, spesso mal pagati e all’ombra, che hanno in questi anni lavorato per renderla così com’è, sempre più bella. Perchè Cosenza è una bella città, non si discute. Ora, usando come assioma l’espressione precedente, ritengo sarebbe utile fare, forse, un analisi sugli abitanti, che in un post imperfetto come questo, non possono non essere citati, i fantastici cosentini.
Ma poi penso: “e che li cito a fare?”
La maggior parte di loro, alla ricerca del post perfetto, suscettibili come sono, incappando in questo post imperfetto troveranno di che ridire, abbaiare, affibiare, denunciare, fare caricatura. Quanto tempo perso e quante braccia e menti rubati al lavoro, penso in fondo.
Per non parlare che da Bruxelles si sbraita sullo stato del paesaggio cittadino deturpato dai lavori della metrotranvia verde nel verde, lavori proiettati verso il futuro definiti con frasi che i parigini all’epoca di Effeil usavavano ampiamente, “l’œuvre qui gâche le paysage”, riferendosi alla famosa torre. Un linquaggio vecchio e aspro, usato e strausato, fuori posto soprattutto quando è pronunciato da chi parla d’innovazione e rigenerazione continuamente, senza effettivamente sapere di cosa stia parlando.
Deturpare chi, cosa, di che paesaggio parliamo?
Il paesaggio è in continua mutazione. E poi, per dirla tutta, non vedo progetti alternativi corposi.
Chiacchere e tabbacchere e lignu, diceva mia nonna.
La città cresce a prescindere dai suoi abitanti, ed è opera di tutti, belli o brutti. Un’œuvre imperfait.
Per fortuna che in questa opera imperfetta conviamo con persone coscienziose e operose. Ed è a loro che mi rivolgo, ai cittadini attivi, vogliosi di bellezza, come a via Del Seggio. Dove una giovane coppia ha letteralmente invaso di piante, in vasi colorati, le gradinate che costeggiano la loro dimora, guidando il passante con detti e frasi d’amore attraverso la città vecchia, o almeno un pezzo, con aforismi “incisi” su improbabili tavolette di legno colorate. Cittadini imperfetti come noi, che hanno deciso di dedicare il proprio tempo alla cura del bene di tutti, anche degli altri, dei brutti e senza chiacchere. Persone dal quale prendere esempio. Un esempio di rigenerazione?
Nomi e Cognomi? In un post imperfetto non si fanno, ma nel tentativo di tendere alla perfezione vi rimando alla prossimo post.