L’ARTE RESIDENTE AL TEMPO DEL CORONA VIRUS
Eccoci, tutti presenti in laboratorio, era più semplice assentarsi da uno spazio fisico, come era quello del laboratorio che frequentavamo, rispetto a un’applicazione come whatsapp della quale tutti quanti siamo in possesso, e che bene o male, si è impossessata del nostro organismo, un pochino come potrebbe fare il Covid 19, il Corona virus.
Qualche riflessione sul tema di lavoro, l‘arte residente al tempo del Corona Virus:
Abbiamo attraversato un fine settimana surreale e metafisico (ma realmente fisico), con tutto chiuso eccezion fatta per gli esercizi commerciali che trattano i bene primari; focalizzerei una riflessione su come questi spazi privati e centri commerciali diventino nella loro asetticità gli unici luoghi d’aggregazione possibile, gli unici spazi che l’umano può frequentare, dove comunque non si può aggregare, perché persistono i vincoli emanati per decreto a nostra tutela (minimo un metro di distanza, mascherine e guanti), ma sono gli unici spazi dove ci si può relazionare a distanza, dove si possono vedere (senza interagire con loro) altri umani che non siano quelli che vivono con noi i nostri ambiti di domicilio.