L’abbattimento indiscriminato degli alberi è una cattiva pratica ai danni dell’uomo e contro ogni buonsenso. Gli alberi svolgono infatti un ruolo fondamentale per la qualità della vita urbana: forniscono ossigeno, purificano l’aria, riducono l’inquinamento acustico, migliorano il microclima e rendono le città più belle e vivibili. Inoltre, gli alberi hanno un valore simbolico e identitario per le città. Sono un patrimonio culturale e storico che va tutelato e valorizzato. È importante poi ricordare che gli alberi secolari sono un patrimonio prezioso per l’ambiente e la società ed il loro abbattimento è un danno verso il bene comune. Uno studio guidato da Thomas Crowther dell’Università di Yale ha stimato che ogni anno nel mondo vengono tagliati circa 15 miliardi di alberi e ne vengono piantati solo 5 miliardi.
Detto ciò! O meglio, detto quello che direbbe qualsiasi ragazzino delle scuole medie se interrogato sull’importanza degli alberi, qui ci si pone di fronte all’ennesimo paradosso che vede contrapposti da una parte il bene comune e dall’altra chi, amministrando la cosa pubblica, si muove contro gli interessi del cittadino comune, favorendo logiche ignoranti di malaffare. L’amministrazione di Rende, guidata dall’avvocato Manna, stando a quello che riportano alcune testate locali, non è nuova a pratiche di favoritismi a danno del bene pubblico, come dimenticare le mozzature avvenute nel luglio 2017 in via Papa Giovanni XXIII avvenute senza alcun valido motivo?
Tralasciando le ragioni di sicurezza, quindi, e in alcuni casi i costi elevati della manutenzione soprattutto in alcuni piccoli centri, le ragioni di questa cattiva pratica sono dettate maggiormente, ribadiamo, dalla ignoranza e dall’avidità di tipo mafioso, altrimenti non si spiegherebbe come degli alberi sani e centenari possano essere stati tagliati usando, a quanto pare, questa volta, persino fondi per la rigenerazione e la resilienza (PNRR).
Il problema è comune su tutta la penisola, basti pensare ai
Pertanto è certamente tempo di reagire. Come?
L’importanza della partecipazione attiva è indiscutibile, fondamentale è aumentare la voce del dissenso verso coloro che, senza alcun ragionevole motivo, compiono stragi verdi a danno della salubrità e del benessere pubblico.
Un’occasione da non perdere, pertanto, è quella di unirsi alla protesta di comitati come quello che ieri a Rende ha avuto origine e di cui una delle portavoci, Nadia Gambilongo de “I giardini di Eva”, in sintesi ce ne parla:
Ieri sera (20 Luglio) è nata a Rende una comunità “sensibile alle foglie”.
Questa nuova comunità pur essendo profondamente addolorata per la perdita del viale alberato di Via Leonardo Da Vinci, che li ha accompagnati e protetti dai raggi solari nelle estati più calde per oltre mezzo secolo, ha mostrato di essere legata ai propri spazi verdi e di essere pronta a difenderli con i loro corpi e le loro vite.
In cento hanno detto NO al taglio di alberi antichi ed identitari che migliorano la qualità della vita e il paesaggio, ancora fortemente caratterizzato da cemento e asfalto. La cittadinanza ha sfidato il caldo e i tempi ristretti che l’emergenza tagli ha generato e si è messa a lavoro per organizzare il Flashmob riuscitissimo.
I cambiamenti climatici in atto ci impongono di cambiare direzione, le alberature esistenti vanno protette e nuovi spazi verdi vanno realizzati con la collaborazione della cittadinanza attiva: I giardini di Eva e la loro comunità partecipante hanno mostrato da oltre un decennio di averne stoffa e vocazione.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza PNRR non può essere utilizzato per tagliare alberi che hanno oltre cinquant’anni per poi piantare in estate fuscelli, non è così che si prende in giro l’Europa e un intero paese, comunque non in nostro nome.
Attendiamo di essere ascoltati dai commissari per evidenziare che questi recenti provvedimenti non sono di manutenzione ordinaria e sono contro la comunità!